misurazione consumo di suolo
3
Lug

La misurazione del consumo di suolo a scala nazionale

Michele Munafò

Land takemeasurement at national level
The most up-to-date data, disseminated by the Italian National Institute for Environmental Protection and Research (ISPRA), show that in Italy the soil consumption is growing at an average of 8 square meters per second,without apparent obstacles.Therefore, the process to reach the goal of no net land take by 2050 should start urgently.At the same time, it appears increasingly necessary to enhance and ensure the sustainability of landmonitoring activities,which could provide a useful cognitive framework for assessing the state and the dynamics at national, regional and local levels. International scientific debate is converging on the need to monitor land cover and soil sealing as main characters on which to base the measurements. However, traditional land use maps, which have traditionally represented the primary source of thematic and non-specific data to derive the information of land take and soil sealing, cannot be used directly without introducing classification errors.The national monitoring system of land take, developed by ISPRA in collaboration with the Regional Environmental Protection Agencies, overcomes these limitations by integrating a sampling monitoring with high-resolution remote sensing data and the derivation of indicators to obtain a quantitative assessment of urbanization and land take.

Il concetto di consumo di suolo viene generalmente ricondotto alla perdita o all’uso inefficiente di una risorsa naturale, limitata e non rinnovabile, che viene sottratta alla sua vocazione originaria, prevalentemente agricola o naturale (Munafò e Ferrara, 2012).Tuttavia, una definizione univoca del consumo di suolo non è ancora chiara e condivisa (AA.VV., 2009; Centro di Ricerche sui Consumi di Suolo, 2012; ISPRA, 2013a), come dimostrano anche le diverse iniziative avviate nel nostro paese negli ultimi anni, sia a livello conoscitivo, sia a livello normativo. Il consumo di suolo si associa alla crescita delle aree urbane, spesso caratterizzate da bassa densità abitativa e da un prevalente sviluppo orizzontale, con unità immobiliari disperse su superfici dai perimetri frammentati, in aree spesso distanti del centro cittadino e caratterizzate da una non marginale presenza di spazi aperti, che garantiscono una parziale persistenza delle caratteristiche naturali (EEA, 2006).Di contro, si assiste a consistenti ricadute sulle aree circostanti, in particolare nel caso di forme di sprawl urbano, determinate dall’attività edilizia, dall’infrastrutturazione del territorio e dalla diffusione di manufatti, opere e coperture presenti anche in aree agricole e naturali (Barberis, 2005; Commissione Europea, 2011a; Settis, 2010). Sono da tenere in considerazione anche gli effetti della frammentazione del territorio e della dispersione urbana, con vaste zone intercluse compromesse e con la perdita dei limiti tra città e campagna, che dipendono fortemente dalle diverse forme di urbanizzazione e tipologie insediative (Bruegmann, 2005; Indovina, 2005; ISPRA, 2013b).

Ci sono, pertanto,molteplici interpretazioni concettuali del consumo di suolo, che richiedono fonti informative e tecniche di misurazione differenti. Inoltre, le scelte attuate nel corso degli anni, nell’ambito delle politiche e degli strumenti di governo del territorio, non hanno ostacolato, in ampie aree del nostro paese, lo sviluppo di una serie di interventi di ridotte dimensioni che, analizzati nell’ottica dell’individuazione di dati e di strumenti utili alla quantificazione del consumo di suolo, rendono il lavoro più complesso e sono spesso sottostimati nelle rilevazioni cartografiche (Baioni, 2006; Bhatta et al., 2010;Munafò, 2011).Tuttavia, la necessità e l’urgenza di arrivare a un reale disaccoppiamento dello sviluppo urbano dal consumo della risorsa suolo, in linea con l’obiettivo di azzerare l’occupazione netta di terreno entro il 2050 (Commissione Europea, 2011b), rendono indispensabile la realizzazione di un sistema conoscitivo comune finalizzato alla valutazione dello stato e del trend evolutivo delle dinamiche territoriali e del relativo consumo di suolo a livello nazionale (EEA, 2006; Commissione Europea, 2012; ISPRA, 2013a).

Stato delle conoscenze
Le fonti informative e gli strumenti attualmente in grado di assicurare la base conoscitiva necessaria a monitorare la consistenza e le tendenze del consumo di suolo fanno, generalmente, riferimento alle banche dati cartografiche sulla copertura e sull’uso del territorio (Land cover/use). L’analisi delle dinamiche evolutive del territorio può, infatti, basarsi sullo studio diacronico di tali informazioni e sulla valutazione dei cambiamenti intercorsi col passare degli anni. I dati di uso e di copertura sono caratterizzati da alcuni elementi concettuali e semantici fondamentali, tra cui il sistema di rilievo del dato, il sistema di classificazione e la legenda, che devono essere tenuti in considerazione nel momento in cui si voglia impiegarli per una stima accurata del consumo di suolo e per evitare errate interpretazioni dei fenomeni in atto (Munafò et al. 2010). Ci possono essere, infatti, differenze significative nei risultati ottenuti nel momento in cui si utilizzino fonti informative che fanno uso di sistemi di rilievo (classificazione di immagini telerilevate, fotointerpretazione, rilievo diretto sul terreno, etc.) e di classificazione diversi e che, come spesso accade, definiscono in maniera differente il concetto di area omogenea o di uso/copertura prevalente,introducendo classi miste o sistemi di classificazione in cui non esiste una chiara distinzione tra uso e copertura del suolo.

Sono, questi ultimi, due concetti che risultano all’atto pratico fortemente interconnessi ma che devono essere distinti nettamente nel caso di analisi finalizzate alla valutazione del consumo di suolo. Gran parte delle basi di dati utilizzate, inoltre, nascono per rispondere ad esigenze specifiche (ad esempio, controlli in agricoltura, pianificazione territoriale, valutazione ambientale, basi statistiche) che hanno necessità di definire sistemi di classificazione poco adatti alla valutazione del consumo di suolo (Munafò e Ferrara, 2012).

Anche gli aspetti geometrici di una cartografia e, in particolare, la scala nominale, la risoluzione, l’unità e lo spessore minimi rappresentati, incidono significativamente sulle stime delle aree. Ai fini della valutazione delle superfici, c’è il reale rischio di vedere sottostimate le dimensioni di tutte le classi che tipicamente sono maggiormente frammentate (come le aree artificiali o impermeabilizzate) o quelle lineari (come le infrastrutture stradali e ferroviarie), che hanno maggiori probabilità di avere la singola area omogenea di ampiezza inferiore alla minima unità cartografata o spessore inferiore a quello minimo.Gli errori di stima sono ancora più evidenti nel caso di analisi dei cambiamenti di uso del suolo, che possono essere assai parcellizzati e in cui la dimensione della singola zona che cambia classe è spesso molto vicina alla minima unità cartografata.

Per tali ragioni, un adeguato sistema di monitoraggio del consumo di suolo deve basarsi su una efficace integrazione di diverse fonti utilizzando, oltre alle banche dati cartografiche, anche specifiche indagini campionarie (…)

⇒ l’approfondimento continua sul numero 33 de ilProgettoSostenibile

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