berkeley
19
Feb

Spazi aperti urbani performativi

Renata Valente

Tra gli aspetti cruciali per la riqualificazione ambientale urbana, in particolare nei contesti mediterranei, segnati da peculiarità climatiche specifiche, vi è certamente la cura degli spazi aperti, infrastrutture dedicate alle relazioni tra i cittadini. Proprio per tale caratteristica, progetti di aree a verde e sistemazioni di pavimentazioni ed arredi si sono rivelate in molti casi insufficienti ad incidere sulla qualità dei luoghi e della vita degli abitanti. Ciò si è verificato soprattutto a causa del distacco tra le mutate esigenze dei destinatari dei progetti e la conseguente mancanza di condivisione e partecipazione nei confronti degli scenari proposti. Invece, un intervento sostenibile di trasformazione dell’ambiente urbano è efficace laddove l’equilibrio tra ecologia, equità sociale ed economia si esprima attraverso la compatibilizzazione della vita collettiva all’aperto con l’ecosistema di riferimento.

Poiché conoscere l’evoluzione dell’identità dei luoghi è alla base di tale progetto, i protocolli di lettura tecnologica e ambientale individuano i punti critici partendo da analisi codificate e condivise dai diversi gruppi di attori, registrando bisogni individuali e caratteristiche fisiche dei contesti. Se i parametri microclimatici sono evidentemente fondamentali per determinare condizioni di benessere durante le attività svolte, in clima mediterraneo le configurazioni morfotipologiche di tali spazi aperti urbani presentano ampie casistiche di soleggiamento le cui potenzialità sono oggetto di studio di rilevanti progetti di ricerca nazionali.

A tal fine è utile porre in reciproca relazione le schematizzazioni dei diversi gradi di centralità urbana, dei sistemi degli usi, dei gruppi di fruitori, dei tempi di frequenza e affollamento, evidenziandone i livelli di permanenza, declinati secondo la durata e la temporaneità (a sua volta prefissata o indefinita).
In particolare, per gli interventi sugli spazi aperti mediterranei, i rapporti critici più evidenti sono quello con l’architettura storica, spesso protagonista dell’”effetto vampiro” sulla scena urbana, e quello con le norme. Infatti, “L’appropriazione abusiva degli spazi aperti pubblici, tipica dell’Italia Meridionale, avviene attraverso una colonizzazione violenta o una inesorabile progressiva infiltrazione, che sottrae superfici all’uso collettivo, (…) esprimendo (…) distacco dei cittadini dall’idea di polis e di cosa pubblica. (…) la questione sta nel prefigurare nuove modalità politiche, tecniche e gestionali per la fruizione dello spazio”. (…)

L’articolo completo è pubblicato sul numero 26 de ilProgettoSostenibile (vai all’indice)

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